Quanti termini
per la
vulvodinia?
Cos’è la…
sindrome vulvovestibolare?
La “sindrome vulvo-vestibolare” (SVV) non è altro che la dicitura più corretta per indicare la vulvodinia, che, lo ripetiamo, è una sindrome dolorosa cronica che comporta l’infiammazione delle terminazioni nervose dell’area vulvo-vaginale, che in alcuni casi si estende alla zona anale e perianale. Si parla di sindrome poiché i sintomi della SVV sono molteplici ma non sono tutti presenti contemporaneamente e né devono esserlo ai fini della diagnosi: è del tutto normale, quindi, che le donne vulvodiniche presentino una sintomatologia diversa pur soffrendo della stessa patologia. Come è del tutto normale che la terapia sia comunque molto simile, pur presentando sintomi diversi.
Questo aspetto tende a confondere le donne non sufficientemente informate e rassicurate dai propri specialisti. A queste donne vogliamo dire che è vero che la vulvodinia è subdola e ha molte facce, ma è anche vero, per fortuna, che ha punti di fragilità noti e condivisi qualunque sia la sintomatologia con cui si presenta. La terapia prende di mira questi punti fragili comuni, oltre agli altri aspetti legati alla singola persona. Questo è il motivo per cui il protocollo di cura sembra simile pur riferendosi a soggetti con sintomi diversi.
Cos’è la…
vestibolodinia?
La vestibolodinia è la forma più frequente di vulvodinia localizzata. Come il nome suggerisce, l’area soggetta a dolore è quella del vestibolo della vulva (l’ingresso della vagina). Il dolore o bruciore può essere spontaneo o provocato dalla frizione sul vestibolo stesso. Uno dei sintomi maggiormente riportati dalle donne che soffrono di vestibolonidia è il dolore durante i rapporti sessuali penetrativi. L’area dolorante è comunque superficiale e la donna può avvertire fastidi anche in altre attività quotidiane come l’indossare indumenti stretti sul cavallo (pantaloni attillati o jeans), l’uso di tamponi o la pratica sportiva: spinning, ciclismo, equitazione o altre attività sportive che sollecitano direttamente la zona vulvare possono provocare una sensazione di varia dolorabilità che va dal leggero fastidio alla percezione di tagli o spilli.
Altre forme di vulvodinia localizzate sono la clitoridinia (dolore localizzato al clitoride) oppure l’uretrodinia (dolore localizzato nell’area dell’uretra).
Secondo uno studio americano condotto nel 2001, circa il 16% delle donne sperimenta nel corso della propria vita sintomi riconducibili alla vulvodinia.
Cos’è la…
vestibolite vulvare?
La vestibolite vulvare è l’infiammazione del vestibolo. Questo termine viene spesso usato in modo equivalente al termine vestibolodinia, sebbene il suffisso –ite rimandi a un processo infiammatorio dei tessuti tessuti del vestibolo che per la vulvodinia (e le sue sottoforme, come la vestibolodinia) non necessariamente deve essere presente. Anzi, la caratteristica della vulvodinia è proprio quella di dolore “non attribuibile a nessun’altra causa”.
Ciò non significa che le due condizioni, di vulvodinia e di vestibolite, non possano comunque coesistere: spesso la vulvodinia è esacerbata da cause infettive recidivanti, ad esempio ripetute infezioni da candida. Le continue infezioni e le terapie associate se protratte sul lungo periodo infiammano la mucosa e facilitano la cronicizzazione dei fastidi tipici della vulvodinia nelle donne con predisposizione.
L’incidenza dei sintomi della vulvodinia è maggiore nelle giovani fra i 18 e i 25 anni, e
minore dopo i 35.
Cos’è la…
PVD?
La sigla PVD sta per “provoked vestibulodynia (disease)” ovvero, vestibulodinia provocata. Si tratta del tipo di vulvodinia localizzata al vestibolo e provocata da una sollecitazione, come ad esempio un contatto. Il termine è indicato per descrivere un dolore superficiale nell’area vestibolare quando quest’ultima è sollecitata meccanicamente: durante il tocco con un cotton fioc, durante un rapporto sessuale, durante il contatto con gli indumenti, etc…
La vestibolodinia provocata è la causa più frequente di dolore superficiale avvertito all’inizio e durante un rapporto sessuale (vedi “dispareunia”).
Nonostante i sintomi della vulvodinia siano più frequenti durante l’età riproduttiva,
ne soffre anche il 4% circa delle donne fra i 45 e i 64 anni.
Cos’è la…
dispareunia?
La dispareunia è il dolore all’inizio o durante il rapporto sessuale o altra attività sessuale che implichi una penetrazione.
Si manifesta quando il pene (o un vibratore) penetra nella vagina e ha un’insorgenza immediata e legata al movimento: diminuisce quando il pene si ferma e si ripresenta con la ripresa del movimento. La percezione può essere di bruciore, abrasione, taglio o lacerazione. L’intensità del dolore è variabile: può essere un fastidio che a seconda di altri fattori, come l’eccitazione o la lubrificazione, si avverte come più o meno invadente ma che non pregiudica la possibilità di avere rapporti, oppure può essere un sintomo più insistente tale da impedire i rapporti sessuali.
Nelle donne che soffrono di vulvodinia e che presentano dispareunia severa, la sensazione è spesso quella di una coltellata durante il coito.
La convivenza con il dolore genitale cronico può avere conseguenze sul piano psicosessuale, per questo motivo una terapia sessuologica è fortemente indicata per le donne che hanno sofferto di vulvodinia per un lungo periodo.
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